GIORNI TRASCORSI DA OPPOSIZIONE AL PROGETTO









16.6.09

Perchè non lo vogliamo

1) Le ragioni di carattere geologico che fanno ritenere non fattibile in sicurezza il deposito di gas a Rivara sono le seguenti:

1.1) le rocce in cui si vuole immettere il gas sono fessurate e la loro fessurazione raggiunge il piano di campagna o una quota prossima ad esso come dimostra la presenza di:

1.a) acque salate (provenienti dalla struttura geologica profonda che si vuole utilizzare) in superficie nelle valli retrostanti il sito prescelto per l’impianto principale,

1.b) gas ed acqua salata in un pozzo di ridotta profondità (eseguito dall’Amministrazione Comunale nel 1948 a scopi idropotabili nel centro abitato di San Felice) circondato a distanza di qualche centinaio di metri da pozzi simili, ma con acqua dolce,

1.c) venute in superficie addirittura di petrolio (segnalato dai geologi dell’800) fra Medolla e San Felice,

1.d) anomalie geotermiche (ossia temperature anomale elevate) addirittura in superficie sempre fra Medolla e San Felice che denotano anch’esse inequivocabilmente la risalita di acqua calda da grandi profondità e quindi di una intensa fessurazione della roccia costituenti l’immediato,

1.e) una anomalia geotermica nel sottosuolo di una località prossima all’impianto d’immissione del gas nel sottosuolo che renderebbe più costosa la compressione del gas in un ambiente a temperature elevate, con conseguenti perdite di competitività sul mercato;

1.f) scavernamenti nei terreni agricoli ascritti dall’Università di Bologna a venute di gas in superficie con anomalie geochimiche nelle acque,

1.g) una lunga frattura in superficie che parte dalla località Canalazzo in comune di Finale Emilia (a est del sito scelto) e che giunge sino a Mirandola, rilevata negli anni 80 dall’Università di Modena

( i fenomeni di cui ai punti 1.f e 1.g indicano come la zona sia soggetta a movimenti).

2) Le ragioni di tipo sismico che fanno ritenere non fattibile in sicurezza il deposito di gas a Rivara sono dovute al fatto che:

2.a) la struttura geologica in cui s’intende immettere il gas genera già spontaneamente frequenti terremoti sia alla sua estremità orientale dove sono risultati addirittura catastrofici (nel 1500 la città di Ferrara fu semidistrutta), sia alla sua estremità occidentale dove sono piuttosto energici (l’ultimo episodio risale ad una decina d’anni fa con epicentro nel basso reggiano) mentre nella parte centrale dove si vuole costruire il deposito, a pochi chilometri di distanza dal sito prescelto si trovano gli ipocentri di sismi, uno di intensità 5°- 6° grado della scala Mercalli con ipocentro proprio a Rivara nel 1987, altri d’intensità più modesta, uno dei quali recentemente è risultato posto alla profondità in cui si vuole immagazzinare il gas;

2.b) i depositi di gas generano sempre sismicità indotta e non esistono attualmente al mondo modelli (supportati da basi sperimentali a scala reale e convalidati da una considerevole casistica storica) che prevedano l’intensità dei terremoti, in una struttura che già spontaneamente genera terremoti, che possono essere provocati dalla compressione e dalla decompressione di miliardi di metri cubi di metano che in essa vengono iniettati ed estratti con frequenza semestrale.

3) Soluzione alternativa: l’utilizzazione di giacimenti d’idrocarburi esauriti o in via d’esaurimento

3.a) Ragioni di Carattere geologico e geografico (“strategico”)

Questa soluzione, finora adottata in moltissimi Paesi e ben documentata, non farebbe correre i rischi sopra elencati perché nei giacimenti esauriti o in via d’esaurimento si conosce con grande precisione la situazione del sottosuolo nonché le pressioni che aveva il metano nel giacimento allo stato naturale per cui è possibile ripristinare la situazione naturale preesistente allo svuotamento del giacimento, quella situazione cioè che ha permesso la conservazione per milioni d’anni del metano nel sottosuolo anche in condizioni sismiche probabilmente più energiche di quelle attuali. Oltretutto in provincia di Modena esistono due grandissimi giacimenti rispettivamente a Spilamberto ed a Novi in via d’esaurimento, uno dei quali, quello di Novi, è posto a solo una decina di chilometri da Rivara per cui, se la posizione di Rivara è ritenuta “strategica”, lo è altrettanto quella di Novi e non si discosta molto quella di Spilamberto.

3.b) Ragioni di carattere economico

L’utilizzazione dei giacimenti esauriti ed in via d’esaurimento è inoltre senz’altro più conveniente sotto il profilo economico rispetto alla costruzione ex novo del deposito di gas in acquifero perché non richiede gli enormi costi dovuti:

3.b.0) alle prospezioni geologiche ante opera più prolungate nel tempo ed approfondite, per ottenere un grado accettabile di garanzia di tenuta del serbatoio, esente cioè dal rischio di perdite verso la superficie (inquinamento degli acquiferi meno profondi per uso potabile o irriguo) con fuoriuscita del gas in atmosfera e/o verso le formazioni geologiche vicine; controlli assidui durante l’esercizio;

3.b.1) alla costruzione dei metanodotti essendone già dotati;

3.b.2) alle indennità per le servitù e gli espropri con conseguente enorme riduzione dei tempi necessari per iniziare e quindi rendere produttivo l’impianto;

3.b.3) alla perforazione di nuovi pozzi perché si tratta di ristrutturare quelli già esistenti in modo da fare loro svolgere sia la funzione di ricarica che quella di svuotamento del deposito;

3.b.4) al risarcimento dei danni provocati dai sismi indotti alle parsone ed alle cose essendo la sismicità provocata dal riempimento e dallo svuotamento dei giacimenti esauriti talmente bassa da essere rilevata solo a livello strumentale e non dalla popolazione (quindi non si ha un deterioramento della qualità della vita e un deprezzamento dei beni immobili).

4)Le ragioni di carattere ambientale in un territorio ormai saturo di inquinanti che fanno ritenere non fattibile il deposito di gas a Rivara sono le seguenti:

4.a.1) la centrale di pompaggio del metano consta di 4 compressori centrifughi, movimentati da turbine a gas, cioè motori di derivazione aeronautica e quindi a combustione interna, alimentati a gas metano. Essi bruciando, 24 ore su 24 nei 6 mesi più caldi dell’anno, circa 100 milioni di metri cubi di gas producono enormi quantità di CO2 (anidride carbonica) , NOx (ossidi di azoto) e HC (acetilene) in una zona scarsamente ventilata e poco piovosa. Per rendere l’idea del gas consumato esso equivale a quello di un anno di riscaldamento per circa 35000 abitazioni. Il calore prodotto altera il microclima e a causa degli NOx si producono piogge acide. Nel termocombustore (una specie di torcia sempre accesa) vengono inoltre bruciati “in continuo tutti gli sfiati, i drenaggi, i vapori dei rigeneratori glicole, i gas dei degasatori etc. comunque quantità di modesta entità rilasciate dalle apparecchiature di processo”, si noti però che la modesta entità è riferita a 3,5 miliardi di metri cubi di gas da trattare;

4.a.2) il rumore prodotto durante l’iniezione del gas in estate dai turbo-compressori e dai raffreddatori ad aria (air cooler), durante l’estrazione del gas d’inverno dai rigeneratori glicole e disidratatori raggiunge livelli di circa 60 dB(A) a 500 metri, mentre il centro di Rivara è a 1000 metri. Dai documenti di progetto si legge testualmente: ”La velocità del gas dalla candela è calcolata in modo che, in condizioni di emergenza, al tip il numero di Mach sia al massimo pari a 0,8; ciò per limitare il valore del rumore ( 85 dB(A) per un raggio di 50m attorno alla base della candela”. Si evince che il rumore è molto elevato e continuo per 365 giorni all’anno, occasionalmente poi si hanno degli scoppi fragorosi alla sommità della candela.


Modena 07.03.’09

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